L’ALBERO esprime passione e attesa nell’album “Solo al Sole”
Una vera e propria dichiarazione d’amore per la musica italiana, un intimo viaggio per ritrovare la delicata poesia del cantautorato più puro, onesto e autentico. Una voce delicata capace di chiamare, di portarci altrove. Classica e nuova allo stesso tempo, a tratti celestiale e mistica, appartiene agli Anni Settanta così come agli Anni Duemila, è proprio la voce di Andrea l’elemento unificante di tutti i pezzi dell’album.
“Le canzoni servono per viaggiare, non per piantare radici” – dichiara l’Albero. “C’è stato un momento in cui la musica italiana era un razzo, una navicella lanciata in alto. Tra restare dove si è e farsi un giro nello spazio, sarebbe sempre preferibile la seconda opzione”.
Ed è così che l’Albero ci lancia nella fulgida costellazione della musica italiana fino ad atterrare sul suo personalissimo pianeta. Al centro del suo universo musicale, chitarre acustiche, sintetizzatori analogici, sax (dichiarato omaggio a James Senese e al suo lavoro con Pino Daniele) e, soprattutto, la voce. Parole calibrate e potenti si incontrano tra le atmosfere rarefatte del disco, interamente scritto e arrangiato e prodotto da Andrea.
Nel disco la fascinazione per ciò che è stato della musica e della cultura italiana rivive non in senso nostalgico e malinconico, ma come ispirazione e spinta a rendere migliore quello che si fa oggi. Ciò che è stato può rivivere. Vita nuova dalla cenere, come canta l’Albero stesso nella title track.
Ecco quindi che nell’album riecheggiano i mondi sonori costruiti dai grandi cantautori italiani: il Battiato intimo e lirico, al tempo stesso terreno e spirituale, de “L’era del cinghiale bianco”; il De Gregori di “Bufalo Bill”; il Battisti degli Anni Settanta; Luigi Tenco, omaggiato anche nella traccia “Dalida”; l’uso della voce di Pino Daniele; in alcuni momenti, ad esempio nell’ultima traccia, “Parlami di te”, Demetrio Stratos e il prog italiano degli Anni Settanta. Artisti diversi ma accomunati dall’aver saputo coniugare l’esprimersi in Italia e in italiano con influenze provenienti dalla musica internazionale.
Gli 11 brani che compongono il disco viaggiano tra la realtà più cinica e il bisogno di qualcosa di più alto e spirituale, tra l’immobilità e la fuga, tra il distacco dall’attualità e la sua ostinata presenza, tra sogni ancora accesi e speranze mancate. Una ricerca continua della poesia, ossigeno della vita, unico modo per accettare una vita spesso dura e irrequieta.
“Scegliere la musica come proprio mezzo espressivo”, afferma Andrea, “comporta aver fatto i conti con sé stessi, guardarsi dentro, piacersi, non accettarsi, buttarsi via e riprendersi, e così via in questo dualismo infinito tra ciò che è bene e ciò che è male”.
A stemperare scherzosamente l’intensità esistenziale del disco, i due pezzi strumentali dell’album, “Noia e illuminazione” e “Il mattino ha l’oro in bocca“. In “Solo al Sole” l’Albero non nasconde nulla: la sua è una confessione dell’anima, dove tutto è detto, anzi cantato. Proprio come quando si rimane soli al sole: senza possibilità di riparo, un po’ ci si brucia, un po’ si sta scomodi, un po’ si pensa ad andare via e tornare a casa.
Arianna Caracciolo