Brexit: dal 2021 nuovo sistema a punti e stretta sull’immigrazione

di Alessandro Belluzzo

Un’opportunità unica per riprendere il “pieno controllo delle frontiere britanniche per la prima volta in decenni” ed eliminare la “distorsione” causata dalla libertà di circolazione dell’UE: è quanto prevede il nuovo piano immigrazione svelato dal governo di Boris Johnson e confermato con qualche dettaglio in più nella dichiarazione scritta al Parlamento presentata dal ministro dell’Interno, Priti Patel.

Attuando quanto annunciato nel manifesto conservatore che ha poi portato alla schiacciante vittoria elettorale dello scorso 12 dicembre, la stretta sull’immigrazione prevede un’equiparazione dei lavoratori comunitari a quelli provenienti dai Paesi extra UE: al termine del periodo di transizione, e dunque dal 1° gennaio 2021, sarà possibile trasferirsi in Regno Unito solo se in possesso di un permesso di soggiorno per motivi lavorativi rilasciato attraverso un sistema “a punti”. Per poter entrare nel Paese ne serviranno almeno 70, di cui i primi 50 dati da tre requisiti imprescindibili: conoscenza della lingua inglese, l’essere già in possesso di un’offerta di lavoro da parte di uno sponsor accreditato, possedere un titolo di istruzione pari almeno a quello di diploma di scuola media superiore. Sarà possibile acquisire i restanti 20 punti grazie alle qualifiche d’istruzione superiore (10 punti per un dottorato pertinente al lavoro che si andrà a svolgere; anche 20 punti per un dottorato in scienze, tecnologia, ingegneria o matematica) o un’offerta di lavoro in un settore per il quale il Regno Unito ha una particolare carenza (20 punti). Il minimo salariale richiesto è di 25.600 sterline l’anno, con uno sconto del 30% per gli under 26.

Tra le novità introdotte con i nuovi chiarimenti, da sottolineare un’apertura da parte del governo nei confronti di chi venga a svolgere determinati lavori nel campo della salute o dell’istruzione: per loro prevista una fast track all’ingresso anche se percepiscono uno stipendio inferiore a £ 25.600; saranno inoltre esenti dal pagamento dell’Health Surcharge, il contributo sanitario obbligatorio cui già soggiacciono tutti i migranti extra UE (attualmente  400 sterline a persona all’anno, ma dovrebbe salire a  624 in ottobre).

Previsione di maggior favore anche nei confronti degli studenti, per i quali non sarà previsto alcun limite numerico all’ingresso – ricordiamo però che anche su questo fronte gli europei verranno equiparati agli studenti internazionali e dunque a partire dall’anno accademico 2021/22 non potranno più godere delle rette agevolate che attualmente li assimilano agli home students, cioè ai colleghi britannici. 

Un nuovo visto per laureati verrà lanciato nell’estate del 2021 e consentirà agli studenti che hanno completato una laurea di rimanere nel Regno Unito per 2 anni, che diventano 3 per coloro che hanno conseguito un dottorato di ricerca.

I visti turistici dureranno sei mesi.

Più in generale, tutto il sistema è stato pensato “per permettere ai più brillanti ed ai migliori di trasferirsi nel Regno Unito”- in tal senso è stato potenziato il “Global Talent scheme”, in base al quale a scienziati e luminari, anche nel mondo delle arti, sarà rilasciato il visto anche in assenza di un’offerta di lavoro preventiva. Non è stato invece previsto un visto per lavoratori non qualificati, con l’obiettivo che per questi si attinga in primis alla manodopera britannica; schemi specifici, quali quello relativo agli stagionali dell’agricoltura, potranno essere introdotti in futuro.

Naturalmente, le nuove più stringenti regole non si applicheranno ai cittadini dell’Unione che già risiedono in suolo britannico prima dello scadere del periodo transitorio e che abbiano fatto richiesta secondo le regole del EU Settlement Scheme.

(Foto di Daniel Diaz)

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