Festival 2020, adesso spunta addirittura il nome del tenore Andrea Bocelli, come direttore artistico.
di Illy Masper
ROMA. La corsa al Festival di Sanremo N° 70 è partita e le voci sulle probabili presenze artistiche è già in movimento da tempo, almeno per quanto riguarda presentatori e direttori artistici. Abbiamo già annunciato il rientro scontato di Carlo Conti (alla direzione artistica) così come quello del bravo Amadeus, molto probabile conduttore, ma non da solo. E non perché non possa essere in grado, tutt’altro, però la Rai intende mantenere viva la presenza delle belle donne che ci saranno e noi ci siamo già spinti a fare qualche nome: Incontrada, Hunziker, Ferragni. Adesso invece arriviamo alle auto-candidature. Prima, tra alcune, quella del cantante pugliese Albano Carrisi che segnerebbe certamente il ritorno alla melodia, ormai smarrita da anni. La direttrice di Rai Uno Teresa De Santis sta valutando intanto altre ipotesi, non ultima addirittura quella del tenore Andrea Bocelli, sempre alla direzione artistica. Ci sembra un po’ azzardata come idea, tuttavia anche questa eventuale presenza, molto prestigiosa, andrebbe verso la riproposta del ritorno alla melodia che, forse, non guasterebbe, dopo tanto eccessivo Rep all’italiana. Tutti nomi eccellenti certamente quanto però improbabili; poi ci sarebbe anche il nome di Paolo Vallesi e altri che non si sa bene come siano entrai nella rosa delle nomination, comunque ci sono e ci resteranno fino alle decisioni finali. Il Festival numero settanta sta dunque creando preoccupazione e perplessità proprio perché rappresenta un traguardo importante per la nostra tv di Stato e per le varie direzioni e capi struttura di Viale Mazzini che se la dovranno giocare fino in fondo per arrivare ad un successo straordinario come meritano tutti questi anni di canzoni sanremesi. Il Festival è uno dei pochi momenti nei quali la Rai ha ancora la possibilità di produrre in casa e, nonostante il grande impegno economico e finanziario, l’evento sanremese fa entrare nelle casse della tivvù un sacco di soldi, quindi merita tutta l’attenzione del caso. In tutto questo la città di Sanremo resta sempre al palo e non riesce a far capire (a Roma preferiscono far finta di niente) che il successo dell’evento è dato anche dal fatto del suo nome: Festival di Sanremo o Festival della Canzone Italiana, di Sanremo, che poi è la stessa cosa, ma che meriterebbe più considerazione da parte di Rai 1. Resta però innegabile che la sede del Teatro Ariston è ormai insufficiente a contenere tutte le richieste, tanto che il Comune pensava ad una soluzione alternativa, quanto meno provvisoria, in attesa di quel Palazzetto del Festival a venire: farlo ritornare al Mercato dei Fiori di Valle Armea che, nel passato, ha ospitato la 40esima edizione con ben oltre 3000 posti a sedere. Un discorso perso in partenza perché i commercianti di Sanremo lamentarono scarsi incassi perché, secondo loro, il pubblico non si fermava in città. Niente di più sciocco perché il Festival impegnava il pubblico la sera e non il giorno che invece aveva tutto il tempo per spendere i propri denari. Una chiara quanto evidente dimostrazione di scarsa visione delle cose e di non vedere al di là del proprio naso.