IL CAPOLAVORO DI MILLER A LODI
Sarà “Il prezzo”, uno dei capolavori di Arthur Miller, prodotto e messo in scena dalla “Compagnia Umberto Orsini”, il prossimo spettacolo del ricco cartellone di prosa a firma del “Teatro alle Vigne” di Lodi in scena Venerdi 10 febbraio alle ore 21. La pièce del famoso drammaturgo statunitense, in questa versione, è interpretata da uno dei più grandi attori italiani, Umberto Orsini (nel ruolo di Gregory Solomon), affiancato da Massimo Popolizio (oltre che regista dello spettacolo anche interprete nelle vesti di Victor Franz), Alvia Reale (Esther Franz) ed Elia Schilton (Walter Franz). Le scene sono create da Maurizio Balò, i costumi disegnati da Gianluca Sbicca, le luci a cura di Pasquale Mari. La traduzione dal testo originale è di Masolino d’Amico, libro uscito nel 2015, pubblicato da Giulio Einaudi Editore.
Il testo di Arthur Miller fotografa con spietata lucidità e amara compassione le conseguenze della devastante crisi economica avvenuta negli Stati Uniti nel ‘29. Figli di un padre che ha subito drammaticamente la crisi, due fratelli si incontrano dopo alcuni anni dalla sua morte per sgomberare un appartamento, che sta per essere demolito, in cui sono accumulati i mobili e gli oggetti raccolti dal padre nel corso della vita. Un vecchio broker è chiamato per stabilirne il prezzo. Da questo semplice spunto emergono tutte le incomprensioni e le menzogne che la paura della perdita improvvisa del benessere può esercitare su chi si dibatte nella crisi. Miller tratta il tema con la consueta maestria, facendoci scoprire un capolavoro che, pur venendo da lontano, ci porta ai nostri giorni così pieni di incertezze.
La regia di Popolizio è generosa nella lettura dello scontro tra i due fratelli che si scatena nei feroci duelli verbali di sciabola e fioretto, in un gioco al massacro che travolge il pubblico in un vortice di rivelazioni, rivendicazioni, menzogne e frangenti di ilarità che rafforzano l’empatia spettatore-attori, mentre aleggia l’imminente distruzione dell’edificio, sottolineata dall’incalzare di sinistri boati fuoricampo e dall’affievolirsi delle luci sulla scena. Chicca imperdibile è l’assolo finale che regala Orsini: un balletto per festeggiare il colpo, forse l’ultimo compiuto da Salomon, romanticamente danzato dal grande attore, qui forse in una delle più riuscite interpretazioni, che chiude la scena e la storia.
Dalle note di regia: “Ho accolto con grande entusiasmo la responsabilità di dirigere questa commedia di Arthur Miller che è stata scritta nel 1968 e che in Italia è praticamente inedita. È un’opera a mio avviso molto importante e che proprio in questi giorni viene riproposta negli Stati Uniti e in Inghilterra in occasione del decimo anniversario della morte dell’autore. Ma è importante perché riprende argomenti cari a Miller ed ad altri autori americani della seconda metà del novecento che hanno focalizzato sul tema della famiglia e del disagio legato a mutamenti storico-economici il loro interesse più appassionato. In questa commedia tutto ha un prezzo: le scelte, i ricordi, gli errori, le vittorie e le sconfitte. Ma quello che mi ha colpito di più in questo lavoro così ben strutturato nella sua alternanza di momenti divertenti e di momenti drammatici è stata la consistenza e lo spessore dei quattro personaggi che animano la storia. Un poliziotto di New York che deve vendere tutti i mobili accumulati da un padre che per anni si era isolato in un appartamento in cui questi oggetti erano accatastati e che a sedici anni dalla sua morte devono essere venduti perché l’edificio sta per essere abbattuto, una moglie con dei problemi di alcol e di depressione, un fratello che da anni ha fatto un suo percorso di successo perché ha saputo allontanarsi dalle conseguenze della crisi e col quale il poliziotto non ha contatti da più di dieci anni e che ricompare sulla scena proprio in occasione di questa vendita. E un quarto personaggio, un venditore di mobili usati, che dovrà stabilirne il prezzo. Un dialogo a volte divertente e caustico e a volte drammatico come in un dramma di O’Neil. Grazie anche ad uno sforzo produttivo raramente riscontrabile nel teatro privato ho potuto collaborare con i migliori artisti e professionisti del settore. Soprattutto ho avuto occasione di stare in scena con i colleghi che amo e di ripetere con Umberto quel sodalizio che ci ha legati per anni da “L’uomo difficile” fino a “Copenaghen”. È stata un’esperienza felice dirigerli perché essi parlano un linguaggio che ben conosco: quello del teatro di interpretazione. (Massimo Popolizio)
Info: Telefono 0371-409855
Michele Olivieri