LA STORIA D’AMORE: “ROMEO E GIULIETTA”
Da martedì 7 a domenica 12 febbraio arriva al Teatro della Pergola di Firenze “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare nella versione di Andrea Baracco, con la traduzione di Quasimodo. Lucia Lavia è Giulietta, Antonio Folletto è Romeo, Alessandro Preziosi interpreta la parte di Mercuzio. “È la storia d’amore per antonomasia – spiega Andrea Baracco – in realtà ciò che emerge dal testo è un conflitto sociale e generazionale. Romeo e Giulietta parla del potere, è estremamente contemporaneo: il lavoro che abbiamo fatto si allontana quindi dall’immaginario collettivo delle trecce di Giulietta dal balcone…”. Un irriducibile ‘antagonismo sociale’ tra i Montecchi e i Capuleti, che ambiscono a governare la città di Verona, avvicina quindi Romeo e Giulietta più a un dramma borghese che a una tragedia della vendetta, con personaggi non aristocratici in scene di vita familiare, unite al raffinato utilizzo di un apparato tecnologico che comprende soluzioni multimediali innovative. Giovedì 9 febbraio, ore 18, Lucia Lavia, Antonio Folletto, Alessandro Preziosi, incontrano il pubblico nel foyer della Pergola. Coordina Riccardo Ventrella. L’ingresso è libero fino a esaurimento dei posti disponibili. “Romeo e Giulietta” è una produzione di Alessandro Preziosi, Tommaso Mattei e Aldo Allegrini, in coproduzione con KHORA.Teatro e TSA Teatro Stabile d’Abruzzo.
L’amore e la tragicità dell’amore. “Romeo e Giulietta” è diventato l’archetipo dell’amore perfetto e avversato. Scritta da William Shakespeare tra il 1592 e il 1594 e rappresentata per la prima volta nel 1595, l’opera è tra le più famose e replicate al mondo. L’amore eleva le anime in cielo e la morte trascina i corpi sottoterra: al Teatro della Pergola di Firenze, da martedì 7 a domenica 12 febbraio, Andrea Baracco rilegge il testo, nella traduzione di Salvatore Quasimodo, come luogo di morti violente, quasi accidentali, per cui l’ostilità che diviene conflitto e si trasforma in morte copre uno spazio molto ampio rispetto a quello dell’amore. Lucia Lavia è Giulietta, Antonio Folletto è Romeo, Alessandro Preziosi interpreta la parte di Mercuzio. “Sia Romeo che Giulietta – afferma Baracco – mettono ferocemente in discussione quel patto col mondo, quella specie di abitudine ereditaria, di convenzione prolungata che i loro padri hanno stipulato e che non sembrano aver alcuna voglia di ritrattare. L’universo degli adulti osserva impassibile il dimenarsi forsennato dei propri figli che inciampano di continuo e che ogni volta, con ginocchia sempre più sbucciate e il corpo sempre più livido, si rialzano e riprendono il passo, finché è possibile”. C’è una sorta di ossessione del tempo: l’intera vicenda si svolge in appena quattro giorni, da un lunedì di luglio al giovedì della stessa settimana, e a questa velocità non c’è spazio per alcuna correzione, non si inciampa, si cade, ci si rompe il collo e si perde la vita. Giulietta passa in quattro giorni da bambina a donna matura, Romeo da ragazzo imbevuto di amor cortese a vendicatore, Mercuzio da vitalistico funambolo del linguaggio a cadavere. “Cosa spinge Shakespeare ad accelerare così vorticosamente il tempo dell’azione? – si domanda il regista – “non c’è tempo” o meglio “il tempo è scaduto” sembrano sussurrarsi di continuo tra loro i personaggi, o almeno tutti quelli che possiedono ancora gambe per correre, gli altri, invece, i genitori, il Principe, la Chiesa, rimangono seduti in luoghi ben protetti a osservare, immobili”. Gli inestinguibili odi familiari, lo sferragliare delle spade, il ballo intrecciato del caso e della malasorte, il sinistro operare dei veleni, le morti incrociate degli amanti, sono rappresentati in scena con Gabriele Portoghese, Elisa Di Eusanio, Giacomo Vezzani, Mauro Conte, Laurence Mazzoni, Dario Iubatti, Woody Neri, Roberta Zanardo, Daniele Paoloni, Alessia Pellegrino. Le scene sono di Marta Crisolini Malatesta, i costumi di Irene Monti, le musiche di Giacomo Vezzani, le luci di Pietro Sperduti. Una produzione di Alessandro Preziosi, Tommaso Mattei e Aldo Allegrini, in coproduzione con KHORA.Teatro e TSA Teatro Stabile d’Abruzzo. Giovedì 9 febbraio, ore 18, Lucia Lavia, Antonio Folletto, Alessandro Preziosi, incontrano il pubblico nel foyer della Pergola. Coordina Riccardo Ventrella. L’ingresso è libero fino a esaurimento dei posti disponibili. Baracco in questa stagione ha già presentato Edipo Re con la Compagnia Mauri Sturno alla Pergola e Madame Bovary sempre con protagonista Lucia Lavia al Niccolini.
“I Montecchi e i Capuleti sono ricchi borghesi – continua Andrea Baracco – e nel testo c’è ampio spazio dedicato alle loro abitudini domestiche. Shakespeare pare denunciare soprattutto lo spirito mercantile e pragmatico del borghese, tutto teso a fare sfoggio della propria raggiunta posizione sociale, preoccupato solo del vantaggio economico della propria famiglia”. Nella messinscena Romeo e Giulietta sono due personaggi concreti, e Giulietta non è una docile fanciulla come siamo abituati a vederla, ma una femmina innamorata. Nella famosa battuta Oh Romeo Romeo perché sei tu Romeo!? Rinnega tuo padre, rifiuta il tuo nome, ad esempio, le sue parole risuonano con una violenza: sta chiedendo all’amato di rinunciare al proprio nome, quindi alla sua essenza. “Insieme agli attori – interviene il regista – abbiamo cercato di scardinare dall’interno battute che sono tra le più conosciute della storia del teatro mondiale: siamo andati alle origini delle parole, è stato un lavoro davvero complesso. La Giulietta di Lucia Lavia è un personaggio furioso, nel senso che ha una furia dentro di sé che ribolle in continuazione, mentre per il Romeo di Antonio Folletto la definizione più adatta è quella di essere un ragazzo metropolitano: nonostante appartenga a una famiglia ricca, vive in strada, con tutte le sue contraddizioni”. “Romeo e Giulietta” è anche la tragedia di Mercuzio, essere ambiguo e pornografico, né maschio né femmina, che più di ogni altro sente l’innata inadeguatezza e allora folle, rincorre versi e costruisce mondi, finché pazzo di gelosia si lancia come Aiace su una lama ben affilata. Shakespeare elimina presto Mercuzio, perché è un intruso, con lui nel mezzo non è possibile alcuna tragedia. “Il Mercuzio di Alessandro Preziosi è un funambolo delle emozioni e del linguaggio, un personaggio – analizza Andrea Baracco – che vive con una forma di schizofrenia emotiva: passa dall’estrema gioia e dalla voglia di costruire a momenti di profondo sconforto. Mercuzio è un grande poeta delle emozioni. L’unico tra i giovani a sopravvivere è Benvolio, che non entra mai nei conflitti, né motore né vittima delle azioni. Osserva, si mette a distanza, e poi narra”. Benvolio sopravvive perché è utile agli adulti, che attraverso i suoi racconti ascoltano, ma non vedono le morti dei propri figli. Alla fine, come in una sorta di metafora perfetta, decidono di spegnere per sempre le passioni della gioventù ergendo mute statue a Romeo e Giulietta, su cui all’occorrenza si potrà piangere, e che rimarranno immobili e smetteranno, una volta per tutte, di correre dietro a quella Regina Mab evocata da Mercuzio, la costruttrice dei sogni.
Teatro della Pergola
Via della Pergola 30, Firenze
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Michele Olivieri