New York celebra Guido Cagnacci
L’arte barocca italiana è una delle più studiate ed ammirate al mondo, e un ennesimo esempio ce lo conferma l’esposizione della “Cleopatra Morente” di Guido Cagnacci presso l’Istituto Italiano di Cultura della City.
Cagnacci fu un maestro del Barocco, che visse tra il 1601 e il 1663, le cui opere sono caratterizzate prevalentemente dall’uso del chiaroscuro e dalla forte sensualità che traspare della maggior parte dei suoi soggetti, Cagnacci ha calcato la scena artistica del Seicento, interpretando un ruolo di primaria importanza: fu insuperabile nel porre in scena grandi storie religiose. Ma la sua genialità raggiunse l’apice in quelle opere, come i cosiddetti “quadroni” forlivesi con la Gloria di san Mercuriale e di san Valeriano, in cui seppe ricreare paesaggi comprendenti cieli tersi, di un azzurro impossibile eppure reale, dove lo spazio è dilatato in una dimensione mentale capace di contenere la strabordante fisicità delle figure.
Pur tuttavia, Cagnacci non è un artista davvero conosciuto sui libri di testo scolastici, ma di sicuro è noto nella ristretta cerchia di curatori, collezionisti e intenditori: sono molte infatti le istituzioni culturali di New York che ospitano tre dei suoi capolavori : la “Cleopatra morente” è il dipinto esposto all’Istituto Italiano di Cultura (ma in prestito dalla Pinacoteca di Brera di Milano) mentre il Norton Simon Museum ha eccezionalmente prestato alla Frick Collection la Maddalena Penitente e presso il Metropolitan Museum i visitatori possono ammirare un’altra versione de la Morte di Cleopatra.
La mostra presso l’Istituto Italiano di Cultura di New York integra, infatti, il progetto di riscoperta per il pubblico americano e di valorizzazione della produzione artistica di Guido Cagnacci, iniziato sin dal mese di ottobre, con l’esposizione curata dalla Frick Collection, dedicata al capolavoro della Maddalena penitente, della Norton Simon Art Foundation di Pasadena. In collaborazione con la Pinacoteca di Brera e in seguito al recente intervento di restauro diretto da Letizia Lodi, l’esposizione all’IIC di New York è accompagnata da una pubblicazione curata da Lisa Hilton e Letizia Lodi, edita da Skira editore
Marisol BERTERO