DELFI CANTATA
Il poema Delfi fa parte della raccolta Quarta dimensione e appartiene alla stagione più matura e più poeticamente compiuta dell’immensa e feconda produzione di Yannis Ritsos. Il personaggio a cui il poeta dà voce è un vecchio e spossato custode delle rovine del sito archeologico di Delfi che parla e urla la sua visione del mondo a un interlocutore muto. L’ interlocutore senza voce, che non parla e sembra ascoltare distrattamente, è giovane, sfrontato, bello, bello anche perché non ancora gravato dallo scorrere del tempo, da esperienze e da sconfitte; appartiene a un futuro indifferente ai sentimenti del suo anziano compagno. Il vecchio custode-cicerone delle rovine di Delfi sembra lanciare inutilmente il suo grido lancinante: è sfinito dalla routine del suo lavoro, dalla vacuità delle sue parole che suonano prive di senso nella volgare distrazione dei suoi interlocutori, i turisti, a cui parla ma che non lo ascoltano, a cui mostra senza che vedano. La sua smisurata stanchezza riflette l’estenuarsi della bellezza di un leggendario passato; le statue e gli edifici antichi sono spossessati del loro splendore nella banalità consumatrice del mortificante sguardo turistico che si ottunde nella ripetizione meccanica di scatti fotografici brutti e inutili. Il mutante turistico dell’uomo non vede, non ascolta, non partecipa. Le statue invece, nel loro indifeso biancore, vedono, ascoltano, sentono, capiscono, sono lungimiranti, conservano la memoria straziante, come quella di un esilio forzato. In scena al Teatro Olimpico di Vicenza sabato 8 ottobre 2016 ore 20.30 e domenica 9 ottobre ore 18.00, Nuovo allestimento a cura di Moni Ovadia e Studio Azzurro
dal poema di Yiannis Ritsos | traduzione di Nicola Crocettim, musica di Piero Milesi, interventi coreografici di Ariella Vidach, commissionato da “Conversazioni 2016” per il Teatro Olimpico di Vicenza. Info www.tcvi.it
Michele Olivieri