ALLA SCALA “IL LAGO DEI CIGNI” DI RATMANSKY

 

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Imperdibile appuntamento con il Balletto alla Scala di Milano dal 30 giugno al 15 luglio: in debutto per i danzatori scaligeri, arriva Il lago dei cigni curato da Alexei Ratmansky, salutato con grande successo all’Opernhaus di Zurigo con cui la Scala è in coproduzione e dove il balletto è stato accolto con entusiastiche recensioni. Ancora una volta Ratmansky ha messo la sua straordinaria capacità artistica al servizio della partitura di Cajkovskij, per il balletto immortale di Petipa e Ivanov, il balletto più amato, quasi simbolo e icona del balletto stesso. Da un attento lavoro di studio delle notazioni Stepanov, custodite presso la Harvard Theatre Collection, ma anche di altri documenti del tempo, Ratmansky torna sui passi di Petipa e Ivanov al Teatro Mariinskij nel 1895, nel rispetto dello stile e delle intenzioni di Petipa, con uno sguardo rispettoso, sensibile e vivo. Un nuovo ingresso nel repertorio scaligero per una nuova produzione destinata a rimanere: già programmate repliche anche nel corso della nuova stagione, mentre a novembre il Corpo di Ballo della Scala presenterà questa produzione a Parigi, al Palais des Congrès. Secondo Ratmansky il mito del Lago nasce dall’incontro di diversi fattori, il simbolismo della dualità tra bianco/nero, la commistione di grandi sentimenti e quadri fantastici, fantasie archetipiche e tecnica stupefacente, che si sviluppa sulla musica sensibile e profondamente emotiva di Cajkovskij, una delle prime grandi partiture per balletto, un’opera d’arte sinfonico-drammatica. Sul podio, a eseguire la prima versione della partitura, più breve e con alcune differenze rispetto alle usuali versioni, lo specialista del repertorio russo Michail Jurowski. E fu la versione andata in scena nel 1895 al Teatro Marijnskij di San Pietroburgo a conferire una forma rigorosa e una efficacia scenica a quella creazione, che nella sua prima edizione nel 1877 al Teatro Bol’soj di Mosca non ebbe quell’effetto dirompente nato dalla collaborazione di Marius Petipa e Lev Ivanov, per entrambi il culmine di una lunga carriera e che vide protagonista l’italiana Pierina Legnani. Il lavoro di studio delle notazioni realizzate su questa edizione è stata di incredibile ispirazione e ha permesso a Ratmansky, grazie anche ad altre fonti come recensioni, testi di produzione, descrizioni, memorie dei danzatori, disegni dei costumi, di avvicinarsi all’originale e poter capire e scoprire come fosse la coreografia del primo allestimento, per aderire quanto più possibile all’intento di Petipa, fissato nella notazione. Notazione che ove non completa, è stata integrata con altre fonti, come film inglesi o russi. Non si tratta di una ricostruzione: l’allestimento, firmato da Jérôme Kaplan, ha tenuto conto delle indicazioni sull’ambientazione e gli schizzi delle scene contenuti nelle notazioni; oltre che ai costumi originali si è ispirato anche al movimento artistico inglese dei preraffaelliti ed evoca il Medioevo, per ritrovare lo spirito del lavoro originale. Ed ecco che in scena affiorano dettagli di grande suggestione, umanità, drammaticità e grazia, che permetteranno al pubblico di poter capire la struttura del balletto originale, l’equilibrio tra danza e pantomima, lo sviluppo della vicenda e dei personaggi e il senso di una differente tecnica classica. Tornando alle fonti, nella delineazione della ballerina-cigno ci si allontana dal manierismo dell’imitazione di un cigno, e emerge una più evidente connotazione di fanciulle; i cigni hanno un aspetto differente, con tutu più simili a una gonna rispetto alle versioni classiche. Molti i personaggi maschili nelle scene con i cigni: non solo il principe, ma anche i suoi amici e cacciatori. Quando Siegfried incontra Odette è presente anche il suo migliore amico Benno e la scena culmina in un pas de trois. Ci sono cigni bambini e cigni neri; sul piano coreografico, le scene di insieme emergono nella loro costruzione complessa e molto suggestiva, e seguendo Petipa, coreograficamente le estensioni sono meno accentuate, ci si concentra sul lavoro dei piedi, l’uso del collo e della espressività del viso. Dalla notazione emerge anche la presenza di molta azione, momenti psicologici, che danno il senso dell’intreccio, e portano a presentare la vicenda come una storia d’amore umana, più che come simbolo di classicismo. Vengono recuperati gli elementi di pantomima, che nelle edizioni successive furono tagliate o trascurate e che emergono nella loro importanza per lo sviluppo della storia e dei personaggi. Nei ruoli di Odette/Odile e di Siegfried si alterneranno Nicoletta Manni con Timofej Andrijashenko (30 giugno, 6, 11, 14 luglio); Vittoria Valerio con Claudio Coviello (4, 7,12 luglio) e Martina Arduino con Nicola Del Freo (13, 15 luglio). Rothbart sarà Mick Zeni poi Alessandro Grillo e Riccardo Massimi; Benno sarà interpretato da Christrian Fagetti, Marco Agostino e Walter Madau. La Regina sarà interpretata da Caroline Westcombe e Daniela Siegrist; Wolfgang da Andrea Pujatti. Nel passo a tre si alterneranno Virna Toppi, Alessandra Vassallo, Christian Fagetti poi Martina Arduino, Chiara Fiandra, Marco Agostino e Agnese Di Clemente, Daniela Cavalleri, Walter Madau. I quattro piccoli cigni saranno Daniela Cavalleri, in alternanza con Stefania Ballone, Lusymay Di Stefano, Christelle Cennerelli, Agnese Di Clemente, in alternanza con Denise Gazzo; i quattro grandi cigni Francesca Podini, Virna Toppi, Alessandra Vassallo, Maria Celeste Losa, in alternanza con Chiara Fiandra, Gaia Andreanò, Paola Giovenzana; nella danza spagnola Emanuela Montanari, Marta Gerani, Riccardo Massimi, Massimo Garon si alterneranno con Paola Giovenzana, Giulia Lunardi, Edoardo Caporaletti, Emanuele Cazzato, e la coppia ungherese sarà Chiara Fiandra con Alessandro Grillo e poi con Maurizio Licitra; Maria Celeste Losa con Mick Zeni. Corpo di Ballo e Orchestra del Teatro alla Scala diretto da Mauro Bigonzetti con la partecipazione degli Allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala diretta da Fréderic Olivieri. Alexei Ratmansky desidera ringraziare Sergey Konaev e il Museo Teatrale di San Pietroburgo per avergli fornito i materiali storici. Info: www.teatroallascala.org / (Foto di Brescia e Amisano Teatro alla Scala).

Michele OLIVIERI

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