A Citylife le opere vincitrici di ArtLine
I loro progetti sono esposti fino al 10 gennaio nella CityLife di Milano nel percorso permanente “ArtLine Milano. 30 progetti per il Parco d’Arte Contemporanea”.
Sono gli otto artisti vincitori del Concorso ArtLine, Riccardo Benassi (1982 – Italia), Rossella Biscotti (1978 – Italia), Linda Fregni Nagler (1976 – Italia), Shilpa Gupta (1976 – India), Adelita Husni-Bey (1985 – Italia), Wilfredo Prieto (1978 – Cuba), Matteo Rubbi (1980 – Italia) e Serena Vestrucci (1986 – Italia).
ArtLine è un concorso interamente dedicato ad artisti italiani e internazionali under40, convocati per realizzare un’opera d’arte pubblica site-specific e permanente appositamente per il futuro Parco d’Arte Contemporanea della città.
A selezionarle l’occhio attento e la competenza di una Giuria di calibro senza dubbio internazionale: Charles Esche, Mary Jane Jacob, James Lingwood, Gianfranco Maraniello, Iolanda Ratti, Lea Vergine e Angela Vettese.
Una commissione che ha inoltre assegnato una menzione speciale ai progetti di Nico Vascellari e Maria Anwander.
Uno ad uno, tutti i lavori realizzati verranno insediati a formare una permanente perfettamente amalgamata con le architetture di Zaha Hadid, Arata Isozaki e Daniel Libeskind e con l’evoluzione naturale del parco di CityLife, progettato dallo studio Gustafson Porter.
LE OPERE SELEZIONATE E LE MOTIVAZIONI DELLA GIURIA
RICCARDO BENASSI, DAILY DESIDERIO. Daily Desiderio è un intervento pubblico formato da una struttura minimale in alluminio verniciato il cui nucleo pulsante è un display a LED bianchi. All’interno del display LED, Riccardo Benassi si impegna a trasmettere – grazie ad un sistema di broadcasting remoto, integrato e autonomo – un nuovo messaggio testuale per ogni giorno della sua vita, dal giorno di inaugurazione dell’opera fino alla morte dell’artista stesso. Quando la morte dell’artista sopraggiungerà, i messaggi ricominceranno da capo, in loop.
Le motivazioni della giuria: Il lavoro è stato apprezzato per la semplicità e allo stesso tempo la forza con cui s’inserisce in maniera delicata nel contesto del parco e per la sua costante evoluzione nel tempo.
ROSELLA BISCOTTI, COME FARE? Il progetto Come fare? fa riferimento a una densa storia di sperimentazioni architettoniche, di pedagogia radicale e di design. È un lavoro che riflette sulla metodologia della creazione e sulla possibilità estesa a tutti di creare forme e idee grazie all’utilizzo di strumenti semplici ed essenziali. Il lavoro presenta un paesaggio che assomiglia a un agglomerato urbano in miniatura, ognuna delle forme che lo costituisce è composta attraverso un processo di addizione di differenti moduli più piccoli. Ciascun visitatore, oltre ad attivare un’esperienza attraverso i singoli elementi, potrà riconoscerne il disegno ricostruendo il processo della composizione, e quindi il metodo dell’associazione delle forme. Il percorso nel parco è strutturato in 5 “isole”, agglomerati di elementi in mattoni e cemento in relazione tra loro. In questo modo, lo spettatore avrà la percezione di una composizione urbana su scala ridotta e potrà rapportarsi all’installazione con il proprio corpo, avendo contemporaneamente una visione completa dello spazio e della sua organizzazione. Il percorso è attivato proprio dal movimento delle persone che lo attraversano e che sono invitate a interagire in vari modi: utilizzando i blocchi come sedute, come tavoli, per arrampicarsi, o cercando semplicemente di capirne la provenienza, la loro relazione.
Le motivazioni della giuria: Il progetto si distingue per la qualità formale unita alla capacità di interagire con il pubblico
LINDA FREGNI NAGLER, ORPHYS. Per un lungo periodo la fotografia e le serre sono state accomunate dall’utilizzo del vetro. Prima dell’adozione della cellulosa il vetro veniva impiegato come supporto per i negativi fotografici ed esistono diverse testimonianze della conversione di lastre fotografiche in materiale per costruire serre.
Il progetto dello studio di architettura Gustafson Porter per la nuova area verde di Milano presenta una campionatura delle specie botaniche e arboree dalla Pianura Padana alle Prealpi.
Questo intervento per ArtLine Milano prevede la costruzione di una serra destinata a studi e ricerche sulle specie botaniche autoctone rare e in via di estinzione. Scopo non secondario e conseguente delle attività che si svolgeranno all’interno della serra è quello del ripopolamento delle specie botaniche oggetto di studio. La consuetudine di impiegare i negativi di vetro come materiale da costruzione verrà ripresa lungo il perimetro superiore della serra, che sarà istoriato con lastre fotografiche in vetro che riproducono immagini di specie botaniche estinte, tratte dal prezioso e poco noto Erbario Sordelli (1872-97), conservato nella collezione di erbari storici dell’Università degli Studi di Milano.
Le motivazioni della giuria: Si riconosce il valore del lavoro per la capacità di associare la ricerca sull’ambiente naturale del paesaggio lombardo alle origini della visione fotografica.
SHILPA GUPTA, UNTITLED. La scultura proposta è basata sulla storia delle tre scimmiette, associata al Mahatma Gandhi, nella quale le scimmie si coprono occhi, orecchie e naso – una non vede il male, l’altra non sente il male, e l’ultima non parla del male. Tuttavia al giorno d’oggi, in un mondo guidato da capitalismo e individualismo, è diventato troppo comodo mettere a tacere i nostri sensi e rimanere indifferenti nei confronti di ciò che ci circonda.
Le motivazioni della giuria: La proposta si distingue per il raffinato utilizzo della tradizione statuaria classica congiunto alla capacità di prestare attenzione ai gesti quotidiani sia in chiave ludica che politica.
ADELITA HUSNI-BEY, PALCO DELL’ESTINZIONE. Il Palco dell’Estinzione prevede una struttura che ricorda la stratificazione geologica, un palco diviso per future ere che si sviluppano su tre livelli, rappresentando il pianeta tra cinquanta, cento e centocinquanta anni. I tre livelli della struttura saranno ricoperti da disegni prodotti in modo collaborativo durante una serie di workshop pubblici sul tema dell’estinzione che si terranno, idealmente, al Museo Civico di Storia Naturale di Milano nel 2016-17. L’artista collaborerà con vari accademici, ricercatori e attivisti italiani che fanno ricerca in campi come l’innalzamento del mare, la perdita di biodiversità, il futuro dell’approvvigionamento di risorse, considerando possibili soluzioni a questi scenari.
Il Palco dell’Estinzione è anche una fonte di energia pulita gratuita, grazie alla sua nuvola di pannelli solari e a vari punti di accesso situati sulla struttura stessa che erogano elettricità 24/7. La forma del palco ricorda quella di un’arena e può essere accessibile e liberamente utilizzata per incontri, proiezioni, concerti, seminari e performance, auto-illuminandosi anche nelle ore notturne.
Le motivazioni della giuria: Si riconosce al progetto la capacità d’interagire in modo partecipativo e coinvolgente con la comunità che fruirà dell’area nel presente e nel futuro.
WILFREDO PRIETO, BESO. Beso è costituito dall’unione di due pietre di grandi dimensioni collocate l’una di fianco all’altra. Entrambe sono di forma sferica e si sfiorano in un solo punto simulando l’azione di un bacio. L’ubicazione di quest’opera all’interno di un parco in cui esiste uno spazio pubblico rappresentato tra le altre cose dalle abitazioni, dagli uffici e dai centri commerciali, offre un legame con la storia dell’arte e la tradizione del giardinaggio.
Le motivazioni della giuria: La scultura proposta rivisita in modo ironico e significativo il ruolo e le forme del monumento.
MATTEO RUBBI, CIELI DI BELLOVESO. L’opera ricostruisce il cielo stellato visibile a Milano nella primavera del 600 a.C., data intorno alla quale Tito Livio colloca la leggendaria fondazione di Milano da parte del principe Belloveso, il racconto è ammantato di dati astronomici.
Mettere oggi un cielo stellato, nel mezzo di una metropoli come Milano, ha un valore scardinante. Lo sviluppo smisurato delle città contemporanee ha determinato poco a poco l’estinzione delle stelle e del buio.
L’opera è composta da circa 100 stelle, di dimensioni e forme variabili. Le stelle sono sparse nel parco, montate in modo da essere radenti al terreno e calpestabili, senza interferire con le normali attività del luogo. Solo sulla stella più grande, Vega, si trovano incise le coordinate temporali e storiche relative al cielo stellato presentato, una chiave che permette di leggere il disegno e di immaginare la città prima che tutta la sua storia cominciasse.
Le motivazioni della giuria: Il progetto proietta la città di Milano in una dimensione immaginativa oltre il proprio territorio e oltre la propria attualità.
SERENA VESTRUCCI, VEDOVELLE E DRAGHI VERDI. Il progetto non prevede l’aggiunta di nuovi elementi nel futuro parco dell’area dedicata ad ArtLine Milano, perché sceglie, al contrario, di intervenire su qualcosa che è già stato previsto: le fontanelle pubbliche con le loro strutture in ghisa, dipinte di verde. Il termine vedovelle è dovuto al loro continuo scrosciare di acqua, che ricorda il pianto di una vedova, altrimenti conosciute anche come draghi verdi per il rubinetto a forma di testa di drago. Per ciascuna fontanella che sarà installata nel parco di ArtLine Milano, l’intervento consiste nel riprogettare il rubinetto – originariamente in ottone – proponendo una scultura di volta in volta diversa, ottenuta attraverso la lavorazione di un modello in cera, la sua conseguente fusione in bronzo e la successiva galvanizzazione in oro. Ognuna delle fontanelle presenterebbe così una testa di drago differente, unica. Un gesto silenzioso di cui si accorge solo chi andrà ad avvicinare le sue labbra per bere.
Le motivazioni della giuria: Il progetto è apprezzabile in quanto s’inserisce nel contesto cittadino e perché investe di valori culturali un progetto di uso quotidiano.
Silva BOS