UN BALLO IN MASCHERA

Debutta venerdì 20 novembre al Teatro Fraschini di Pavia “Un ballo in maschera” di Giuseppe Verdi, opera interamente prodotta dalla Fondazione Fraschini ed in allestimento in questi giorni. Direttore Pietro Mianiti. Regia Nicola Berloffa. Replica domenica 22 novembre alle ore 15.30. Una coproduzione dei Teatri di OperaLombardia: Teatro Fraschini di Pavia, Teatro Grande di Brescia, Teatro Ponchielli di Cremona, Teatro Sociale di Como –Teatro Donizetti di Bergamo. OperaLombardia è un progetto promosso, sostenuto e coordinato da Regione Lombardia, con il quale si è voluta valorizzare la ricca tradizione operistica dei Teatri di Tradizione lombardi. Il circuito regionale ha permesso di realizzare e promuovere programmazioni liriche di grande qualità attraverso la formazione di un sistema strutturato di coproduzione, distribuzione e promozione. Opera rappresentata con sovratitoli. Dalle note a cura di Mariateresa Dellaborra: “Già intonata da altri musicisti (Auber, Mercadante, Gabussi) negli anni immediatamente precedenti il 1859, la storia di re Gustavo III, assassinato durante un ballo mascherato, trovò nuova linfa sotto la penna verdiana. Il libretto, adattato per le scene da Antonio Somma, si ispirava al dramma di Scribe e subì, per ragioni di censura, uno spostamento temporale e spaziale: Gustavo divenne Riccardo, governatore di una Boston secentesca, e suo grande amico, poi assassino, fu un certo Renato, mulatto, così concepito forse per giustificare meglio la sua ferocia nell’ultimo atto. L’idea centrale di Verdi era quella di puntare a un «soggetto di sentimento» in modo da creare un «dramma quieto, semplice, tenero» nel quale Riccardo potesse apparire appassionato amante, dagli accenti caldi e suadenti e addirittura dotato di senso dell’umorismo nel primo atto; il paggio Oscar, creatore di situazioni ambigue; Amelia calda e passionale; la strega Ulrica permeata di terrore e superstizione; Sam e Tom buffi pupazzi, vere caricature di congiurati. Il coro fu destinato ad interventi numerosi ma relativamente secondari, mentre all’orchestra furono assegnate sezioni di rara e preziosa varietà, confermando la capacità di Verdi di grande strumentatore e orchestratore. L’intonazione musicale, in effetti, è quella che risolve e rende comprensibili molti aspetti del testo letterario, «fondendo la realtà umana e la potente invenzione creativa drammatica in compiuta unità di stile» (Barblan). Fin dal Preludio sono presentati in perfetta sintesi tutti sentimenti dell’opera: da un lato il motivo grave, drammatico del primo coro di cortigiani, dall’altro un tema beffardo, ironico, che annuncia il coro dei congiurati; nel mezzo si insinua la struggente melodia di Riccardo per l’amata Amelia. Ed è infatti sulla tensione drammatica dell’amore impossibile tra i due innamorati che si svolge l’intera partitura. Se i due protagonisti si muovono sulla base di conflitti e talora di contraddizioni, il paggio Oscar rimane invece immune da alcun loro influsso. Il suo ruolo è primario e sempre interviene per stemperare la tensione. Esemplare ne è la scena finale quando la sua voce argentina e il suo galante invito alle danze (omaggio all’opera francese) interrompono per un attimo l’avanzare della catastrofe. E proprio sul ritmo del Minuetto si compirà il delitto e si udranno le parole di Riccardo morente cantate sullo stesso cromatismo discendente che all’inizio della storia gli aveva permesso di esprimere la sua estasi per la donna amata. L’opera ebbe successo immediato e dopo la prima al Teatro Apollo di Roma il 17 febbraio 1859 iniziò una serie ininterrotta di trionfali repliche. Il pubblico e la critica avevano compreso che Verdi con Un ballo in maschera aveva operato un cambiamento nell’ambito della sua concezione drammaturgica e ad essa aveva fatto corrispondere una novità nell’invenzione musicale: entrambe avrebbero informato i melodrammi successivi sino a Falstaff. Info e acquisto onlne: www.teatrofraschini.org
                                                                                                                 Michele OLIVIERI

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