STAGIONE OPERETTA AL SAN BABILA

Il Teatro San Babila di Milano inaugura la Stagione di Operetta con Elena D’Angelo e Umberto Scida insieme alla “Compagnia Grandi Spettacoli” in tre celebri titoli: “Il paese dei campanelli” e “Cin Ci Là” di Lombardo e Ranzato e “La vedova allegra” di Viktor Léon e Leo Stein. Il 3 e 4 ottobre “Il paese dei campanelli”, in un nebbioso novembre meneghino del 1923 al Teatro Lirico stipato in ogni ordine di posti, trionfa un’operetta nuova scritta a quattro mani da Carlo Lombardo e Virgilio Ranzato, che sul podio dirige l’orchestra sudato affannato ma felice del riscontro ottenuto. A completamento del successo il giorno successivo tutta Milano fischietta i motivi più orecchiabili del Paese dei Campanelli che deve molta della sua fortuna soprattutto all’apparato comico davvero notevole. Il principale catalizzatore è infatti La Gaffe: un nome che è già garanzia di divertimento: infatti cosa ci si può aspettare da un personaggio che si chiama così? Soltanto ed immancabilmente un caleidoscopio di equivoci e situazioni esilaranti che riescono a strappare un sorriso anche allo spettatore più disincantato e serioso. Alcuni brani musicali poi, in particolare “Luna tu, non sai dirmi perché”, conosciuto anche come fox della luna e Balla la giava o il duetto del ricamo, permeati da finezze orchestrali e soluzioni melodiche di particolare interesse, hanno finito per brillare nel tempo di luce propria, godendo di un successo anche esterno ad un’operetta che può sicuramente essere ritenuta “senza tempo”. Passano i decenni, passano le mode e gli interpreti, ma i campanelli di Lombardo e Ranzato continuano a tintinnare per la gioia di tutti coloro che amano prendersi un paio di ore di tregua dai guai quotidiani per ridere e divertirsi e farsi cullare da una fiaba avvincente e da semplici ed orecchiabili melodie. Il 21 e 22 novembre “Cin Ci Là”, la prima metà degli anni venti fu il periodo di massimo fulgore per l’accoppiata di autori Lombardo-Ranzato. Ancora infatti non si erano spenti gli echi suscitati dal successo del “Il Paese dei Campanelli”, nel 1925, che irrompe sui palcoscenici “Cin Ci Là”, una favola assurda e divertente. È infatti l’unica operetta italiana in cui anche il tenore ed il soprano, di solito relegati alle classiche parti seriose, hanno parti comiche come Cin-ci-là e Petit-Gris, rispettivamente soubrette e comico. Al suo debutto, Cin Ci Là, per effetto dell’argomento un po’ piccante per quegli anni, è stata definita un’operetta un po’ osé. Se i principini non sanno come fare a consumare…il matrimonio, per il prosieguo della dinastia, occorre che qualcuno faccia loro da maestro d’amore! Questa operetta, divertente ed accattivante, continua ad essere profondamente amata dal pubblico che accorre sempre numeroso e mai si stanca di divertirsi alle sue rappresentazioni. Il 23 e 24 febbraio “La vedova allegra”, dopo essere stato rifiutato, perché definito poco interessante da diversi compositori, il libretto di Victor Leon e Leo Stein, tratto dalla commedia “L’attaché d’ambassade” di Meilhac, finì casualmente nelle mani di Lehar che ne rimase invece entusiasta. Al punto tale che in pochi giorni già aveva composto il brano “Donne, donne, eterni dei”. Ma se il compositore credeva ciecamente ed ottimisticamente in questa nuova operetta, cui aveva dato il titolo “Die lustige Witwe”, altrettanto non si può dire degli addetti ai lavori che lo consideravano un sicuro fiasco. Ma il culmine si raggiunse quando il direttore dell’Accademia musicale di Vienna, al termine di una prova dell’operetta cui aveva assistito, sentenziò: “…questa non è musica!” Quanto si sbagliava! Partita quasi in sordina, dopo poche repliche questo lavoro, così osteggiato e poco considerato, era già un successo senza precedenti. Le repliche più non si contavano e tanto fu il clamore in tutto il mondo che in pochissimo tempo la “Vedova” divenne: La Veuve Joyeuse, The Merry Widow, La Viuda Alegre. In Italia debuttò in prima nazionale il 7 aprile 1907 al teatro Dal Verme di Milano, nella magica ed irripetibile interpretazione di Emma Vecla. Alla cinquecentesima replica era presente Franz Lehar in persona che, entusiasta, si complimentò con la protagonista dichiarando di non aver mai visto il suo capolavoro interpretato con tanto brio e tanta bravura. La Vedova Allegra nei suoi contenuti è poi decisamente attuale: occorre ad ogni costo salvare le dissestate finanze di uno stato! Pensate come sarebbe bello se anche nella realtà bastasse un semplice matrimonio! Ma siamo nel magico mondo dell’operetta e tutto si risolve facilmente, nulla si prende veramente sul serio, neanche i tradimenti: quale marito perdonerebbe la presunta scappatella della moglie solo leggendo su un ventaglio la di lei frase “io sono una donna onesta”? Tra tutte la più rappresentata ed imbattuto cavallo di battaglia tra le due guerre, è il simbolo del genere operettistico, la punta di diamante di quel mondo fatuo ed irreale che non tornerà mai più: la Belle Epoque. Biglietteria: 02 798010 / info@teatrosanbabilamilano.it / www.teatrosanbabilamilano.it
                                                                                                      Michele OLIVIERI

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