LETTER TO A MAN

Lo spettacolo che vede di nuovo insieme Mikhail Baryshnikov e Robert Wilson, alla loro seconda collaborazione artistica dopo il successo di “The Old Woman”, prende l’avvio dal Diari di Vaslav Nijinsky, scritti nel 1919 da colui che viene considerato il più grande ballerino e coreografo dell’ultimo secolo, all’origine della fama dei Ballets Russes di Sergej Diaghilev. “Il Diario di Nijinsky dice molte cose sulla scrittura. È la scrittura di un uomo lucido e folle. È una comunicazione così nuda, così disperata da risultare unica. La realtà ci sta di fronte, ed è quasi intollerabile. Se non fosse finito in manicomio… avremmo avuto in Nijinsky uno scrittore paragonabile al ballerino” scriveva Henry Miller a proposito dei Diari pubblicati la prima volta nel 1936. Mikhail Baryshnikov è il solo interprete di Letter to a man, che certo non propone le coreografie di Nijinsky ma è l’unico che ne può disegnare un ritratto. Come in tutti gli spettacoli di Robert Wilson è difficile distinguere i diversi piani del lavoro scenico: il movimento, il testo, le luci, la scena, la musica, tutto confluisce in egual misura in una creazione globale dove, con le parole dello stesso Wilson, “all theatre is dance”.
Ideato e diretto da Robert Wilson, con Mikhail Baryshnikov, tratto dai Diari di Vaslav Nijinsky, testo di Christian Dumais-Lvowski su concessione di The Vaslav and Romola Nijinsky Estate, progetto di Baryshnikov Productions e Change Performing Arts, commissionato da CRT Milano e Spoleto Festival dei 2Mondi. In scena a Milano al Teatro dell’Arte dall’11-20 settembre 2015.
                                                                                                                   Michele OLIVIERI

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