PETITE MESSE SOLENNELLE
Se si pensa alla musica sacra di Gioacchino Rossini, la prima opera che si ricorda è la “Petite Messe Solennelle”, frutto dell’estrema maturità del compositore pesarese; successivo all’addio alle scene dei teatri d’opera è anche lo Stabat Mater, composto a partire dal 1832 ed eseguito per la prima volta nella sua veste definitiva a Parigi nel 1842. La Messa di Gloria – presentata al pubblico nel 1820, quando il compositore era ancora nel pieno della sua attività teatrale – è forse l’opera sacra rossiniana più debitrice agli stilemi del “bel canto”. A proposito della “Petit Messe Solennelle” (1863), è curioso che un compositore, reso immortale dalle sue opere per il teatro musicale, scelga di congedarsi dal mondo con una messa; ma è lui stesso ad offrire qualche spunto di indagine, con le poche righe autografe poste in calce all’Agnus Dei, nelle quali si rivolge direttamente a Dio, senza rinunciare alla sua ironia: “Buon Dio, eccola terminata questa umile, piccola Messa! È musica benedetta, quella che ho appena fatto, o è solo della benedetta musica? Ero nato per l’opera buffa, lo sai bene! Poca scienza, un poco di cuore, tutto qua! Sii dunque benedetto e concedimi il Paradiso”. Queste parole suonano come una sorta di “in manus tuas commendo spiritum meum”, considerando che sono state scritte in un periodo in cui il compositore pesarese stava maturando la consapevolezza di essere vicino al termine della sua vita, che troppo spesso, in passato, è stata tratteggiata come il susseguirsi delle avventure di un allegro beone e che invece è stata caratterizzata da carichi impressionanti di lavoro, dal terrore della pagina bianca, da un ritiro anticipato dalle scene operistiche a soli trentasette anni. Forse questa messa è semplicemente l’espressione di un anelito che per quasi tutta la sua vita l’Autore ha dovuto tenere nascosto, pur rappresentando il suo unico desiderio autentico: la pace. Rossini scrisse la “Petite Messe” durante il soggiorno estivo nella sua villa di Passy, vicino a Parigi. A New York l’Aesthetic Magazine scrisse in quei giorni, sotto il titolo de La misteriosa Messa di Rossini, “…Rossini ha per certo completato una grande Messa con cori, ma si è rifiutato di permetterne l’esecuzione quando glielo ha chiesto […] il Presidente della Società dei Musicisti di Parigi. È un Requiem? Per chi? Il tempo lo dirà”. La struttura della composizione, che mette in musica le parti fisse della messa, ha ampie proporzioni. È costituita da 14 sezioni e strutturata in due parti (la prima termina alla fine del Gloria e la seconda inizia con il Credo). Si apre con un Kyrie tripartito, si sviluppa attraverso uno stile rigoroso e possente alternato a momenti di grazia, liricità e di intenso raccoglimento (Gratias agimus tibi a tre voci). I solisti cantano da soli o a più voci, i cori talvolta sono a cappella (Sanctus). Le forme di alcuni brani ricordano alcune consuetudini teatrali (“Domine Deus” è un’aria solistica per tenore), altri invece sono caratterizzati dalla monumentalità della polifonia (es.: “Christe eleison” è realizzato da un coro a cappella nello stile di Palestrina, il finale del Gloria è una fuga imponente e il Prélude religieux pendant l’Offertoire per pianoforte è una pagina che ricorda la scuola di Johan Sebastian Bach, molto ammirata da Rossini). Le sezioni (e le relative esecuzioni) sono il Kyrie per Coro; Gloria per Solisti e Coro; Gratias per Contralto, Tenore e Basso; Domine Deus per Tenore; Miserere per Soprano e Contralto; Quoniam per Basso; Gloria in Excelsis per Coro; Credo per Solisti e Coro; Crucifixus per Soprano; Et resurrexit per Solisti e Coro; Preludio religioso per Pianoforte; Ritornello per Harmonium; Sanctus per Solisti e Coro; O salutaris per Soprano e l’Agnus Dei per Contralto e Coro. La prima esecuzione della Petite Messe Solennelle avvenne il 14 marzo 1864 in occasione dell’inaugurazione della nuova residenza del Conte e della Contessa Pillet-Will al numero 12 di rue Moncey. Il palazzo, terminato da poco, era considerato “una meraviglia architettonica, imponente ed elegante, perfettamente in linea con le grandi solennità artistiche”. L’esecuzione avvenne di fronte ad un folto pubblico di invitati. Un giornalista de Le Figaro scrisse qualche tempo dopo: “Un brivido di piacere tra gli ascoltatori […]. Dopotutto è peccato più grande sorridere durante la Messa o dormire durante la predica?”. “La Petite Messe Solennelle” esprime nel titolo un che di contraddittorio, negli aggettivi Petite e Solennelle. Al di la della passione di Rossini per i paradossi, senza dubbio il termine Petite è relativo all’organico vocale e strumentale, mentre Solennelle è inteso in senso liturgico. La Messa infatti è stata originariamente concepita dall’Autore per dodici voci (quattro solisti che cantano anche nel coro e otto coristi) con un accompagnamento orchestrale affidato esclusivamente a due pianoforti e ad un armonium. Dopo la morte dell’Autore, la moglie Olympie Pélissier, divenutane erede, vendette i diritti di esecuzione all’impresario Maurice Strakosch che ne fece eseguire la prima versione orchestrale al Théâtre Italien di Parigi il 24 febbraio 1869. laVerdi, una delle più prestigiose formazioni sinfoniche europee e certamente ai vertici del settore nel nostro Paese, da poco divenuta Orchestra Nazionale, con il suo Coro sinfonico diretto da Erina Gambarini, ce ne offre una versione memorabile e filologicamente perfetta, partendo dal presupposto che non si tratta di un’opera che conosce, come molte, una alta frequenza di esecuzioni. L’esecuzione al pianoforte è affidata a Luigi Ripamonti. In scena al Teatro Carbonetti di Broni (Pavia), Sabato 9 maggio alle ore 21.00. Prenotazioni: biglietteria@teatrocarbonetti.it. Info: info@teatrocarbonetti.it – 0385.257057.
Michele OLIVIERI