Hedda Gabler, uno dei drammi di Ibsen tra i più avvincenti

“Hedda Gabler” è sicuramente uno dei drammi di Ibsen tra i più noti ed avvincenti, di cui non si contano gli allestimenti e gli adattamenti anche per cinema e televisione. Un classico senza tempo, anticipatore di figure femminili controverse e perciò quanto mai moderne, che proprio in virtù della sua estrema attualità ed universalità è stato scelto per la prima produzione di Teatro Libero Liberi Teatri (TLLT), l’associazione di compagnie in residenza che, unica nel suo genere, anima Teatro Libero dalla stagione 2011-2012.

Una nuova, importante tappa per il progetto TLLT, che in questi anni si è concentrato sulla gestione degli spazi della sala di via Savona fino ad arrivare, oggi, ad affrontare con entusiasmo la sfida di un impegno produttivo congiunto, nel quale sono stati coinvolti due nomi di assoluto rilievo del panorama teatrale nazionale come Cristina Pezzoli per la regia e Paolo Calafiore per il disegno luci e le scene.

Nel cast, attori provenienti da realtà diverse e di grande rilievo, tra i quali spicca il nome di Rosalina Neri nel ruolo della Signorina Tesman. Nelle note di regia si legge: “La trama di Hedda Gabler potrebbe essere la base perfetta per una puntata di Porta a Porta, con tanto di plastico che ricostruisce la scena del crimine. Ci sono tutti gli ingredienti: una giovane sposa, Hedda Gabler, di anni 29, il giorno dopo il rientro dal viaggio di nozze si suicida sparandosi. Particolare aggravante: la donna era incinta.

Lo stesso giorno, anche Løvborg, scrittore di successo che ha alle spalle un passato tormentato da trasgressioni di ogni genere, muore ucciso in un bordello da una prostituta che gli spara nei genitali. Anni prima lui e Hedda hanno avuto una relazione di conturbante complicità, finita bruscamente con lei che gli punta una pistola contro minacciando di ucciderlo per respingere un suo improvviso affondo erotico. Da allora i due non si sono più incontrati, fino al giorno in cui lei rientra dal viaggio di nozze.

Giorno in cui Tesman, marito di Hedda – scrittore archivista e un tempo amico di Løvborg – lo invita a Villa Falk, sfarzosa e costosa abitazione voluta da Hedda, per la quale Tesman si è indebitato fino al collo.Giorno in cui Løvborg viene ammazzato con una pistola che aveva ricevuto da Hedda per mettere fine “luminosamente” alla sua vita.

Qualche ora dopo la morte oscenamente ridicola di lui, lei si suicida. Arma del delitto e arma del suicidio sono due pistole gemelle, appartenute al padre di Hedda, il Generale Gabler. Nella torbida vicenda è coinvolto anche un potente Assessore che ha organizzato a casa sua un festino con molto alcol e donne per festeggiare il ritorno di Hedda e del marito dal viaggio di nozze.

L’Assessore, che flirta da sempre con Hedda Gabler, finisce per ricattarla quando scopre che proprio lei ha dato allo scrittore la pistola con cui lui è stato ucciso. La mette con le spalle al muro: solo dal suo silenzio dipenderà il non essere incriminata e ogni silenzio ha un prezzo…..

E poi c’è il giallo oltre il noir, con la misteriosa scomparsa del manoscritto di una nuova geniale opera dello scrittore famoso ed una ex fidanzata di Tesman, attuale moglie del giudice di pace Elvsted ma anche musa ispiratrice di Løvborg e di lui segretamente innamorata, che scappa di casa per seguirlo, temendo che possa ricadere nei vizi del passato…

Materia per una trasmissione che sguazza nelle pozzanghere delle miserie umane o per mille puntate di una soap, altro che dramma borghese! Ibsen ci sfida a non trattarlo come archeologia museale, ci sfida a sentire l’odore del mondo che marcisce e ad interpretarlo secondo la nostra sensibilità olfattiva contemporanea per non farlo diventare un autore del passato, un passato così lontano da diventare irrappresentabile o incomprensibile per noi.

La noia e il vuoto raccontati in Hedda Gabler, l’assenza di scopo e l’inutilità di stare al mondo, i vizi del potere sono i virus devastanti che possiamo riconoscere, i bacilli produttori di malattie di cui anche noi ancora ci ammaliamo, le piccole disperazioni senza risurrezioni che sono le tossine croniche della contemporaneità. Uno sparo che non mette fine a niente, un ridicolo non sense, acquari dove accadono putrefazioni lente, come il bambino non nato di Hedda, le morti incapaci di bellezza, l’odore di lavanda e rose secche, l’odore del mondo che marcisce”.

Dal 14 al 28 aprile presso il Teatro Libero di Milano. Regia di Cristina Pezzoli (aiuto regia Luca Orsini) con Laura Anzani, Marco Brinzi, Monica Faggiani, Monica Menchi, Dario Merlini, Angelo Tronca e con la partecipazione straordinaria di Rosalina Neri. Scene e luci di Paolo Calafiore, costumi Rosanna Monti. Produzione Teatro Libero Liberi Teatri. Info: 028323126 / biglietteria@teatrolibero.it / www.teatrolibero.it
                                                                                                  Michele OLIVIERI

3 pensieri riguardo “Hedda Gabler, uno dei drammi di Ibsen tra i più avvincenti

  • 22 Aprile 2020 in 0:24
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