BERRETTO A SONAGLI

In quel tragico e irrisolvibile gioco delle parti che è il teatro di Luigi Pirandello, un ruolo di primissimo piano tocca a Ciampa, protagonista del BERRETTO A SONAGLI che Eduardo De Filippo, con l’intelligente ardire che animava ogni sua impresa, tradusse nel 1936 in lingua napoletana, avendo cura di mantenere quelle caratteristiche di comprensibilità indispensabili per il godimento dello spettacolo in ogni parte di Italia. Sia Eduardo (insieme alla sorella Titina) che Peppino affrontarono la commedia di Pirandello nel ruolo di Ciampa, disegnandolo in modo profondamente diverso: tanto quello di Eduardo era sommesso, ricco di pause, sottintesi, sguardi e gesti, quanto quello di Peppino risultava passionale, incalzante, irruente.
Luigi De Filippo si appropria del ruolo cercando e trovando, da grande maestro, una sintesi delle due letture ed esaltando la profonda e affascinante ambiguità del personaggio. Il pubblico che conosce ed ama la sua maschera comica si entusiasmerà scoprendo la sua inconsueta vena drammatica, i suoi toni più tormentati e riflessivi.
Beatrice, donna gelosissima, sospetta che il marito sia l’amante della bella moglie di Ciampa, commesso del loro negozio. La donna fa denuncia al commissariato. Il marito viene effettivamente trovato in compagnia della donna, ma il verbale non lo definisce delitto flagrante e il delegato è pronto a rilasciare i due. Ma per Ciampa la giustificazione legale non basta. Davanti a tutto il paese passa per essere un cornuto. Le alternative che gli si presentano sono solo due: ammazzare la coppia colpevole oppure chiedere a Beatrice di dichiararsi pazza. La pazzia della donna infatti aggiusterebbe tutto, poiché secondo Ciampa “è facile simulare la pazzia, basta gridare in faccia a tutti la verità”. E Beatrice, costretta anche dai propri parenti, si fa passare per pazza, convincendo tutti dell’innocenza di Ciampa e di sua moglie.
Al Teatro Carcano di Milano, da mercoledì 28 gennaio a domenica 8 febbraio 2015.

                                                                                                  Michele OLIVIERI

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *