Parkinson: nuove terapie italiane
La possibilità di ridurre le difficoltà motorie caratteristiche del Parkinson oggi pare essere più vicina. I sintomi, che sono infatti causati dall’insufficienza di dopamina, potrebbero essere contrastati da una terapia farmacologica a base levodopa, in grado di andare ad agire sul cervello aumentando la concentrazione di tale molecola.
L’innovativa scoperta arriva dai ricercatori di bioimmagini e fisiologia molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche-Ibfm-Cnr di Catanzaro, in collaborazione con l’Irccs Fondazione Santa Lucia di Roma. In questi laboratori sono stati monitorati diversi pazienti, prima e dopo l’assunzione di levodopa. “L’obiettivo del lavoro era scoprire quale alterazione funzionale si registra nel cervello dei parkinsoniani che soffrono di forti discinesie”, ha spiegato il ricercatore dell’Ibfm-Cnr, Antonio Cerasa. – Abbiamo compreso che la terapia con levodopa produce una disfunzione di uno specifico network cerebrale nella corteccia frontale inferiore, dove è localizzata una stazione criticamente patologica”.
“A seguito di questa scoperta, si è provato a modulare l’attività disfunzionale di quest’area utilizzando la stimolazione magnetica transcranica”, ha continuato Giacomo Koch del Santa Lucia – “e abbiamo così verificato che, inibendo l’attività di questa regione della corteccia prefrontale, è possibile ridurre sensibilmente la gravità delle discinesie”.
Se i clamorosi risultati dovessero essere confermati, il responsabile dell’Ibfm-Cnr di Catanzaro Aldo Quattrone spera che presto si possano realizzare nuove terapie in cui si riesca ad abbinare al trattamento tradizionalmente farmacologico anche un protocollo neurostimolante in grado finalmente di migliorare la vita dei pazienti.
Silva BOS